Molti si chiedono come ha fatto la razza umana a diventare così intelligente. Si dice che con la cottura dei cibi (da qualche centinaio di migliaio di anni), la nutrizione è migliorata così tanto da permettere un ‘grande salto’. Una patata cotta nutre molto di più di una cruda. Forse è stata la scoperta dell’agricoltura, più che la cottura dei cibi, che ha ‘nutrito’ la nostra intelligenza. Oppure, è il fatto che grazie all’agricoltura sono nate le città (senza l’agricoltura non sarebbe stato possibile dare da mangiare a tante persone che vivono in un’area ristretta); le città implicano dei problemi organizzativi e offrono opportunità che hanno scatenato l’intelligenza. Quando diciamo che uno/a è intelligente di solito intendiamo che è bravo/a nel risolvere problemi o a prendere decisioni e forse ha un QI molto alto. Ma dal punto di vista biologico sappiamo poco e non sappiamo quale differenza ci sia tra il cervello di una persona molto intelligente e quello di una normalmente intelligente. Sappiamo che il cervello è modulare, cioè che le diverse regioni hanno competenze diverse e che queste regioni devono collaborare comunicando attraverso un cablaggio di vie nervose. Non sappiamo come le diverse regioni si mettono d’accordo. Per esempio, la zona occipitale tratta informazioni visive provenienti dall’occhio e queste informazioni vanno classificate, integrate con altre informazioni che conserviamo in memoria, oppure che arrivano da altre aree. Quindi, anche se non abbiamo ricordi di incontri con leoni, sappiamo che non dobbiamo mai accarezzarli; invece i fucili sono pericolosi solo se caricati con proiettili. Che cosa coordina tutte queste informazioni, provenienti da regioni diverse del cervello, in modo che possiamo dare risposte intelligenti ai vari stimoli visivi, uditivi, tattili e olfattivi anche quando arrivano insieme? La risposta sta nel tipo di cablaggio. Vi è un tipo fisso e ‘cristallizzato’, rodato da anni di esperienza, dove viaggiano informazioni che sono legate alle conoscenze di lunga data. Un secondo tipo di cablaggio si basa su connessioni deboli che si formano quando affrontiamo situazioni nuove. Più riusciamo a creare cablaggio nuovo in risposta a circostanze nuove, come imparare a far funzionare un nuovo elettrodomestico, studiare una lingua, cantare una canzone nuova, fare il risotto per la prima volta, più siamo intelligenti. I bambini hanno grande facilità a creare queste reti deboli e questa facilità può essere mantenuta in allenamento accettando sfide nuove. Proporre a bambini situazioni ripetitive penalizza il cablaggio debole; viceversa, proporre situazioni sempre diverse penalizza il cablaggio fisso. Bisogna riuscire a proporre il nuovo senza rinunciare al fisso. Quindi, andiamo pure a sciare tutte le domeniche, ma non sempre nello stesso posto facendo le stesse piste con le stesse persone.