Secondo una ricerca condotta all’Università di Warwick in Inghilterra, notizie riguardanti atti terroristici, epidemie, disastri naturali o potenziali minacce, diventano sempre più negative, imprecise e drammatiche man mano che passano da una persona all’altra. Stranamente, l’effetto amplificazione negativa non viene mitigato se ad un certo punto della loro trasmissione vengono ri-proposte le notizie originarie. Cioè, se i due morti nel tragico incendio sul traghetto diventano venti arrivati alla decima persona che riceve la notizia, anche se poi una notizia autorevole riporta il numero a due morti, dopo due o tre passaggi i morti sono nuovamente venti. “Piove all’aeroporto dove atterreremo” diventa “Tempesta all’aeroporto…”; “Alcuni bambini dell’asilo hanno avuto mal di pancia” diventa “Molti bambini avvelenati alla mensa dell’asilo”. Il fatto che la trasmissione della notizia ne peggiori il contenuto viene spiegato come un effetto della selezione naturale dove è meglio peccare per eccesso che per difetto. Cioè, la nostra sopravvivenza è stata possibile perché i nostri antenati reagivano per eccesso piuttosto che per difetto alle brutte notizie in quanto ‘ingigantivano le cose’. La notizia vera, e quindi non ingigantita, che viene riproposta una volta che si sta oramai creando un’onda popolare di risposta, non fa altro che interferire con la potente e efficace azione collettiva che si sta formando. Per essere sicuri che la risposta ad un evento negativo sia adeguata, bisogna modificare in senso negativo le informazioni dell’evento stesso e anche ignorare la notizia vera se per caso ci viene proposta. Prima ancora di essere vera, una notizia deve essere utile.