L’azione di toccare contribuisce alla formazione di rapporti sociali tra le persone grazie a un meccanismo fisiologico che agisce sulla produzione di ormoni, quali il cortisolo, modifica il ritmo cardiaco e regola la temperatura corporea. Nervi cutanei specifici rispondono al tocco delicato, particolarmente l’accarezzamento, e non rispondono allo sfregamento o carezze rapide (carezza che supera i 10 centimetri al secondo). Gli stessi nervi, quando attivati da carezze lente, agiscono su aree del cervello che mediano la sensazione di dolore, riducendolo; carezze identiche, ma veloci, non hanno effetto analgesico. Vari studi dimostrano come le zone del cervello che mediano la sensazione di dolore fisico in gran parte sono anche coinvolte nel mediare il dolore psichico, come quello che si avverte se abbandonati o rifiutati. Per questo motivo molti ricercatori ora propongono carezze piuttosto che parole per coloro che soffrono per una relazione affettiva bruscamente interrotta, o che sono vittime di emarginazione, isolamento o esclusione. Naturalmente ci vuole tatto in come si tocca. Se fatto con sincerità i gatti fanno le fusa, i neonati smettono di piangere e le persone si sentono toccate nel profondo.