Se capiamo quello che ci viene detto quando qualcuno parla, il nostro cervello emette un potente segnale che può essere registrato con l’elettroencefalografia; se invece non capiamo, o semplicemente non facciamo attenzione, il cervello dell’uditore non emette alcun segnale. Questa scoperta recente ha enormi applicazioni in numerosi campi. Si potrà seguire meglio lo sviluppo del linguaggio nei bambini e potremo capire quando non capiscono o quando incominciano a capire il linguaggio parlato; questa precisione permetterà di calibrare meglio quello che vogliamo insegnare e quando insegnarlo. Si potranno scoprire precocemente i casi di demenza senile, oppure se pazienti incoscienti, o in apparente stato vegetativo (a seguito di incidenti o malattie) capiscono nulla/qualcosa/tutto di quello che viene detto. Si potrà sapere se istruzioni di cruciale importanza in certi lavori di grande responsabilità sono state realmente capite. Insegnanti avranno modo di sapere se la loro lezione è stata recepita. Per ora non si sa se il segnale viene emesso anche per le ‘cose scritte’ che vengono capite, oppure quando uno crede di avere capito ma invece non ha capito nulla o poco o solo parzialmente di quello che è stato detto. Si cerca anche di capire l’utilità di questo segnale. Il sospetto è che in qualche modo mamma e papà siano capaci di registrare se il/la loro piccolo/a ha, oppure non ha, emesso il segnale in risposta a quello che gli/le dicono e di conseguenza aumentare o ridurre la complessità di quello che dicono ai loro piccoli. Fino a oggi l’insegnante valutava lo studente, il quale si lasciava valutare e in linea di massima accettava il giudizio/voto dell’insegnante. Scopriamo ora che la natura offre a entrambi un sofisticato mezzo per entrare in sintonia reciproca senza che vi siano bocciati, rimandati e ripetenti.