L’opinione pubblica su argomenti quali i matrimoni gay, immigrazione, acquisto libero di armi (Stati Uniti), patente di guida per le donne (Arabia Saudita) può rimanere invariata per decenni e poi improvvisamente mutare. Sociologi hanno per decenni tentato di capire se alla base di certi cambiamenti di idea da parte di masse di persone vi siano delle regole; in generale si riteneva che per fare cambiare idea fosse necessaria il consenso della maggioranza. Uno studio recente dice che quando più del 25% delle persone di un gruppo prende una posizione compatta su un certo argomento questo costituisce una forza critica di svolta che modifica il comportamento della rimanente maggioranza di persone. Perché le molestie sessuali sul lavoro, il bullismo, la raccolta differenziata dei rifiuti, l’esercizio fisico, le campagne anti fumo, consumo di alcol, passino da argomenti di conversazione a azioni di cambiamento sociale (o della comunità o del luogo di lavoro), bisogna che almeno un quarto della popolazione creda fermamente nel relativo cambiamento. Il 25% di convinti in favore di una riforma è una forza trainante anche quando vengono offerti incentivi vari ai rimanenti per non cambiare idea. Naturalmente, chi è per un certo cambiamento di opinione non sa quanto vicino il suo gruppo è dal diventare forza critica di svolta. Ovviamente si tratta di una informazione cruciale, in quanto se si è vicini al 25%, poche persone in più (o in meno) diventano di enorme importanza per abolire oppure salvare la norma in questione e quindi ‘orientare’ l’opinione. Queste informazioni sono invece in mano a chi sa gestire i mezzi tecnologici di comunicazione e capisce qualcosa di statistica. Esempi sono i gruppi che sono per o contro i vaccini oppure sono ProTav o NoTav. L’unica variabile che resiste, seppure marginalmente, alla regola del 25% riguarda ‘l’età dell’idea’ che si vuole superare; se dura da molto tempo in quella comunità serve qualcosa in più di 25%.