Uno studio recente condotto all’ Università di Vienna su oltre due milioni di famiglie di eterogenea estrazione culturale, in quattordici paesi, dice che coppie che vivono in casa con la mamma di lui o la mamma di lei (particolarmente in quest’ ultim caso) hanno meno figli rispetto a quando la nonna non vive in casa. Per vari motivi si pensava l’opposto. Si riteneva che la presenza di un aiuto in più, che ‘sistema’ molte delle faccende a cui altrimenti dovrebbero pensare i genitori, fosse uno stimolo a avere più figli. La spiegazione data dagli autori è la seguente: la variabile che influisce principalmente sul numero di figli di una coppia è la probabilità di sopravvivenza di questi figli, almeno fino a quando essi a loro volta avranno figli. Vi è, con poche eccezioni, un rapporto inverso tra povertà del Paese in cui si nasce (parametro purtroppo strettamente legato alla mortalità infantile) e numero di figli per coppia. La presenza di una nonna aumenta la probabilità che i nipotini siano nutriti, curati ecc. Ciò si traduce in un’ aumentata probabilità che questi nipotini sopravvivano abbastanza a lungo da avere figli. Quindi, i genitori, inconsciamente rassicurati, hanno meno figli. Il fatto che la presenza della nonna materna porti la coppia ad avere ancora meno figli rispetto a quando c’è quella paterna in casa sarebbe, sempre secondo gli autori dello studio, dovuto al fatto che la nonna paterna non garantisce lo stesso livello di assistenza di una nonna materna, e questo perché non ha lo stesso livello di certezza che i nipotini siano suoi. Segue che i genitori hanno meno garanzie che i figli arrivino a avere figli propri (cioè che la linea continui); quindi, hanno più figli, anche se meno rispetto a quando vivono senza neppure questa nonna.