Recentemente un genitore mi ha detto che lui e sua moglie non andavano più a mostre d’arte perché ora avevano due bambini piccoli (due e quattro anni) che non avrebbero capito nulla e forse avrebbero anche tentato di toccare i preziosi quadri.
Diremmo mai che non ci deve essere comunicazione verbale tra adulti e bambini perché quello che i bambini dicono è spesso senza senso? Certamente no; sappiamo che il loro parlare a vanvera li prepara per la magia che presto seguirà. Forse non bisognerebbe mangiare insieme a bambini, visitare Firenze insieme a bambini, andare a messa o sciare con bambini. Forse, dopo che nascono, sarebbe meglio consegnare I bambini a centri specializzati che si occupino di allevarli. E’ chiaro che coloro che pensano che è meglio non portare i bambini nei musei, gallerie d’arte ecc, sono gli stessi che ritengono di poterci andare e usano l’età come criterio discriminante per l’accesso. Se invece il criterio discriminante fosse ‘la comprensione’ di ciò che viene esposto, o della città visitata, o del cibo consumato, o l’abilità nello sport praticato, probabilmente questi adulti sarebbero nel gruppo dei bambini a cui viene sconsigliato l’accesso piuttosto che quello che include l’artista, musicista, architetto, chef o atleta. Per evitare che i bambini mettano le loro mani sporche su un Picasso basta applicare le banali regolette per cui i bambini a casa nostra non cadono dai balconi, non dormono nel forno, non mangiano l’immondizia e non si ammazzano con i coltelli.
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