Sempre più bambini e ragazzi in Europa sono ‘multilingue’. E’ una situazione diversa da quella di immigrati nati in una cultura e che poi crescono in un’altra, ed è diversa da quella di persone che nascono in un ambiente monolingue e monoculturale che successivamente diventa multilingue e multiculturale. Per molti giovani nati in Europa il multilinguismo è un fatto esistenziale e non una trasformazione in atto. Si tratta di giovani che si spostano per studio o lavoro e che quando si incontrano su un treno o aereo non dicono più “Di dove sei?”. Sono giovani che si sposano e hanno figli con persone provenienti da varie parti d’Europa.
Il multilinguismo non è solo un fatto socioculturale; ha un impatto sulle funzioni cognitive del cervello. Rispetto a bambini monolingua, quelli bilingui recepiscono parecchi mesi prima la consapevolezza che il comportamento delle persone in riferimento ‘a come stanno le cose’ dipende maggiormente dalle idee che queste persone hanno su ‘come le cose stanno’ – vere o false che siano – che sulla situazione oggettiva. Bambini bilingui che fanno ancora errori linguistici nel parlare non sbagliano mai i contesti in cui parlare una lingua o l’altra. Queste ed altre osservazioni fanno ritenere che i bambini bilingui abbiano una maggior abilità a capire contesti sociali rispetto a quelli monolingua, in particolare una capacità a capire che persone diverse vedono la realtà in modi diversi. Il multiculturalismo non è più un fatto acquisito o imparato come norma sociale ma è piuttosto un fatto innato che parte da dentro.
Forse studiare le lingue fin da giovanissimi sarebbe un antidoto poco costoso per certe forme di intolleranza culturale.
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