La privacy è fondamentale nel rapporto medico-paziente. Però, l’eccesso di privacy non è sempre utile per il paziente. A volte i pazienti hanno condizioni croniche, che richiedono cure lunghe e con aspetti che il medico non può controllare di continuo (osservanza dieta o posologia dei farmaci, esecuzione esercizi ecc.). Ancora poco sviluppati sono interventi sociali basati su amici e parenti, in parte per il rigore con cui si protegge la privacy del paziente. Siamo tutti molto influenzati da quello che gli altri fanno e pensano di noi, e i nostri comportamenti, oltre ad essere ‘contagiosi’, cambiano quando resi visibili. Chi è nei dintorni quando un paziente deve decidere cosa mangiare, se scegliere TV o passeggiata? Il medico o moglie/marito/amici? Si fuma se gli amici fumano, si smette se gli altri smettono, si mangia male o si mangia bene e si ingrassa o si dimagrisce a seconda di quello che fanno coloro che ci circondano. Eppure molti interventi sanitari sono programmati per il singolo.
La forza dei rapporti sociali è una risorsa ancora poco sfruttata in medicina e bisogna sviluppare meccanismi che la sfruttino; costa niente e si basa su rapporti consolidati. Prendere un farmaco non è un atto privato come lavarsi i denti; se si fa in pubblico, gli altri noteranno quando non lo prendiamo. Se dobbiamo dimagrire e lo facciamo con altri, ci si controlla a vicenda. Se possiamo mangiare, fare sport e andare in vacanza con gli amici perché non curarci con gli amici?
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