Fin dalle scuole medie ragazzi/e usano termini come ‘ormone’, ‘gene’, ‘neurone’ ‘DNA’ con disinvoltura. L’uomo e la natura vengono ora studiati e capiti con strumenti che fino a poco fa appartenevano alla fantascienza. Il ‘sapere’ non arriva più da fede, passaparola, dogmi, certezze soggettive ma piuttosto dal metodo scientifico: studi in doppio cieco, test controllati, scetticismo. Grazie al metodo scientifico, da appena un centinaio di anni sappiamo che discendiamo da una singola specie africana, che la stella attorno alla quale gira il nostro pianeta, è una di 100 miliardi di stelle nella nostra galassia, che è una di 100 miliardi di galassie in un universo di circa 15 miliardi di anni. Dopo millenni di povertà universale, una proporzione crescente dell’umanità oggi sopravvive oltre il primo anno di vita, va a scuola e vive in pace con piccoli lussi fino a diventare anziana.
Sono quindi stupito che in molti campi rimangono pregiudizi sul valore del metodo scientifico e che l’attenzione pubblica è molto più sensibile alle notizie negative che a quelle positive. Il fatto che il rischio di complicazioni importanti da vaccino possa essere in certi casi mille volte inferiore ai rischi della malattia stessa, è per molte persone un motivo per non vaccinare i loro figli. Per molti, il fatto che certe malattie, che uccidevano centinaia di migliaia di bambini ogni anno, non ci siano più grazie al vaccino è importante quanto la scoperta della panna montata; la notizia che li preoccupa è che fonti statisticamente inattendibili parlano di una connessione vaccino-autismo in qualche sporadico caso. Perché il negativo vince sul positivo? Nella storia dell’evoluzione dell’uomo il prezzo da pagare se si sopravalutava una minaccia era minore di quello di sottovalutarla. Siamo progettati per riconoscere una faccia arrabbiata nella folla, non una felice; per sentire dolore e non il non-dolore; per rifiutare un gelato nel quale è caduta qualche goccia di senape ma accettare la senape con qualche goccia di gelato.
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