L’evoluzione ci ha programmati per rispondere a situazioni di pericolo in frazioni di secondo. Con l’aiuto del cortisolo, chiamato anche ormone dello stress, valutiamo subito se ‘fuggire’ o ‘lottare’. Naturalmente, in epoche molto lontane, tale valutazione era parte della vita quotidiana e serviva principalmente per salvarsi la pelle. Questo ormone aiuta meccanismi mentali (come la prontezza) e muscolari coinvolti nella fuga oppure nella lotta, ma ostacola i meccanismi che concernano la memoria, valutazione critica e ragionamento. In chiave evoluzionistica, fare ragionamenti o ricordare episodi passati sarebbe un ostacolo nella fuga oppure lotta. Recenti studi spiegano meglio questi meccanismi e ci dicono che il cortisolo indebolisce le sinapsi, che sono le strutture che connettono i neuroni, e quindi riduce anche la capacità del cervello di ‘imparare’.
Nel mondo moderno le situazioni di pericolo dove si deve decidere tra fuga e lotta sono poche. Molti momenti di presunto pericolo, come dare un esame, richiedono invece il buon uso della memoria e del ragionamento e un buon senso critico. In questi momenti non è prevista la fuga o la lotta, ma l’evoluzione non ha avuto il tempo per prepararci a queste situazioni recenti. Il cortisolo che produciamo in questi momenti ci ostacola, e spiega perché a volte studenti davanti all’esaminatore dicono “ho un momento di buio totale” oppure “non ricordo più nulla”. E’ come se prima di una gara sportiva gli atleti producessero una sostanza che causa crampi muscolari.
E’ importante sapere che bambini e ragazzi sono spesso vittime di un ‘doping inverso’ dovuto a meccanismi naturali e automatici che si innescano da soli. E’ chiaro che se l’ambiente familiare, scolastico ecc. è sereno e piacevole tali meccanismi non si attivano e il ‘rendimento mentale’ non viene più ostacolato. La scuola oltre a preparare studenti dal punto di vista accademico deve farlo anche da quello biologico. Dieci minuti di meditazione o di esercizi respiratori contrastano l’effetto del cortisolo