Gli psicologi si chiedono come mai i bambini riescono molto più facilmente a fare ragionamenti finalizzati ad ottenere ciò che vogliono che a capire concetti astratti della matematica o fisica. Anche gli adulti sono piuttosto bravi a ragionare in certi contesti, ma sono spesso delle frane in altri come la statistica. Sempre più studiosi ritengono che il ragionare non sia un tratto selezionato dall’evoluzione per aiutare a conoscere la verità e arrivare all’essenza dei problemi. Se così fosse, non ci dovrebbero essere problemi con la fisica o la statistica. Ragionare sarebbe un tratto selezionato dall’evoluzione perché le persone difendano al meglio il proprio punto di vista e contrastino efficacemente i ragionamenti di altri che non la pensano come loro. Ragionare non servirebbe necessariamente a raggiungere delle buone idee o conclusioni ma semplicemente a fornire buone giustificazioni. Non usiamo mai il ragionamento per spiegare meglio il punto di vista di chi non la pensa come noi, come dovrebbe succedere se ci interessasse ‘la verità’ sopra ogni cosa. Il vantaggio selettivo di questa funzione del ragionare farebbe in modo che due persone che sono in disaccordo possono eventualmente raggiungere un accordo anziché bloccarsi sulle rispettive posizioni.
Si pensa che per ovviare alla propensione innata della razza umana a difendere il proprio punto di vista anche quando sbagliato, l’insegnamento a scuola di certi argomenti, quali matematica e fisica, deve essere basato su gruppi di studenti che insieme cercano la soluzione a un problema e non singoli studenti dove ognuno lo affronta da solo. In questo modo vi sarebbe una specie di annullamento degli errori di ragionamento dei singoli.