“Non parlate con gli sconosciuti….”.
Questa frase ripetuta ai bambini da genitori, amici e insegnanti da secoli dice che dobbiamo stare alla larga di persone non famigliari, e stare piuttosto con persone che conosciamo, che sono come noi. Nel mondo digitale dei media di oggi ‘non come noi’ è il punto di partenza nelle conoscenze. Infatti, ‘gli sconosciuti’, e i modi che hanno per influenzarci, non sono più una minaccia; anzi, ci preoccupiamo se non siamo collegati a un buon numero di ‘sconosciuti’. Recentemente ascoltavo una conversazione tra due persone dove uno spiegava che ‘era su Facebook’, mentre l’altro diceva di non esserlo. Il fatto curioso era che quest’ultimo giustificava in dettaglio la sua scelta, mentre quello che era su Facebook non riteneva necessario ‘spiegarsi’. I legami con gli sconosciuti, o quasi sconosciuti, sono molto più efficaci per la diffusione di informazioni di quelli con amici e parenti. Sono proprio questi legami ‘deboli’ che sono alla base di concetti come ‘rete’ e ‘network’. Se accettiamo ‘lo sconosciuto’, uno scambio di case in estate, vendere bene la nostra auto o bici, ampliare la nostra collezione rara, coinvolge potenzialmente migliaia di volte il numero di persone che se accettiamo solo quelli che sono come noi. In termini di rapporti, amici, famiglia, colleghi sono categorie che significano sempre meno; quello che conta è la vicinanza/distanza in funzione di quello che ora mi serve e questo rapporto cambia di continuo. La tecnologia cambia i nostri rapporti. Sui social si formano coppie o gruppi che in quel momento hanno un interesse nelle machine antiche, la cucina etnica, il ricamo, andare in bici, ballare ecc. Si tratta di unioni con uno scopo preciso, ma che non possono fare a meno dello ‘sconosciuto’. Se poi ‘lo sconosciuto’ diventa un amico/a, marito, moglie ecc., non sarà certo per mancanza di scelta, ma perché ‘lo sconosciuto’ è davvero speciale.
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