Si parla di effetto placebo quando una sostanza priva di effetti farmacologici produce un risultato terapeutico.
Febbre, dolore e vomito sono meccanismi di guarigione che però hanno costi che tutti conosciamo. Il dolore di una slogatura della caviglia ci impedisce di camminare, ed è il prezzo che si paga per evitare guai più grossi. La febbre impedisce ai batteri di propagarsi e ucciderci, ma ci fa consumare molte risorse. Questi meccanismi di guarigione si attivano solo se, meccanismi di controllo che esaminano aspetti quali lo stato di salute generale, la pericolosità della malattia ecc., valutano che i benefici saranno superiori ai costi. Nella evoluzione dell’uomo, i meccanismi di controllo sono stati selezionati per attivare (nonostante i costi), i meccanismi di guarigione, altrimenti non saremmo qui a scrivere su facebook. Una scelta prudente. Ma ora le cose sono cambiate: l’uomo moderno è istruito, è forte, è sano, prevede l’andamento delle malattie e nel valutare costi-benefici il suo sistema di controllo potrebbe anche correre qualche rischio in più, rispetto a qualche milione di anni fa, e fare risparmiare sui costi. Il problema è che i meccanismi di controllo, richiedono tempi lunghissimi per ri-tararsi e quindi vengono innescati meccanismi di guarigione spesso esagerati. In questa discrepanza tra cautela esagerata del sistema di controllo e realtà moderna, il placebo trova il suo ruolo. Una sostanza ad effetto nullo inganna il sistema di controllo dicendogli: “ci penso io alla cura; non è necessario attivare febbre, dolore ecc.” Ovviamente, se non sono necessari (è chiaro che spesso lo sono), si vive meglio senza febbre, dolore, vomito, nausea ecc. e il malato pensa di essere stato curato quando invece, una innocua bugia bianca ha sistemato tutto. Si tratta di una procedura irrazionale, ma non per questo sbagliata, che corregge il pessimismo di un sistema di controllo che non riesce a stare al passo coi tempi.
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